Gas serra: cosa dicono davvero i numeri (e perché non possiamo più far finta di niente)

Negli ultimi anni è diventato difficile negare l’evidenza: i gas a effetto serra prodotti dalle attività umane stanno amplificando un meccanismo naturale — l’effetto serra — portando la temperatura media globale su livelli mai registrati in epoca moderna. Nel 2024 le emissioni mondiali hanno toccato 53,2 Gt CO₂eq, +1,3% rispetto al 2023. È il massimo storico e coinvolge tutti i settori, con l’energia che resta quello dominante (quasi 30% del totale).

Dal 1990 a oggi la CO₂ è cresciuta di circa +75%; il metano di +30%; il protossido di azoto di +34,4%; i gas fluorurati sono addirittura quadruplicati (+310,4%). In controtendenza l’UE‑27, che nel 2024 registra un taglio vicino al −35% rispetto al 1990 (con emissioni a 3,2 Gt CO₂eq e quota mondiale scesa al 5,9%).

I primi tre emettitori (Cina, USA, India) coprono il 42,6% delle emissioni globali; la sola Cina vale 15,5 Gt CO₂eq (circa 29,2% del totale 2024). Al contrario, gli ultimi 100 Paesi messi insieme arrivano appena al 2,9%. Senza un’azione forte dei grandi, la curva non scende.

Come si arriva qui

  • Cosa sono i gas serra: vapore acqueo, CO₂, CH₄, N₂O, ozono e gas fluorurati. Intercettano la radiazione infrarossa e trattengono calore. Il problema non è l’esistenza dell’effetto serra, ma l’eccesso dovuto alle attività umane.
  • Da dove arrivano: combustione di carbone, petrolio e gas; deforestazione e agricoltura; processi industriali (cemento, acciaio, plastica); climatizzazione e rifiuti. Nel 2024 l’energia resta il driver principale.
  • Europa e Italia: l’UE riduce e disaccoppia emissioni e crescita; in Italia il quadro è misto (rating CCPI 2025: posizione 43, bene su emissioni/uso energia, debole su rinnovabili e politiche).

Tre grafici chiari (dati 2024/serie storica)

1) Variazione 1990→2024: CO₂, CH₄, N₂O, Gas fluorurati, UE‑27 (totale)

2) Snapshot 2024: Mondo vs Cina vs UE‑27 (Gt CO₂eq)

3) Quota Top‑3 vs resto del mondo

Cosa ci insegna (per chi lavora nella transizione)

  • Più rinnovabili non basta se non calano i fossili. Servono fotovoltaico + accumulo, gestione della domanda, elettrificazione dei consumi e — dove utile — idrogeno verde per flessibilità e settori hard‑to‑abate.
  • Le comunità energetiche riducono domanda fossile locale, stabilizzano reti deboli, generano risparmio e valore sul territorio.
  • Misurare l’impatto: ogni progetto dovrebbe quantificare tCO₂eq evitate (prima/dopo, mix energetico, profili di carico), per rendere visibile il contributo alla decarbonizzazione.

Un commento necessario: perché il negazionismo non regge

Chi sostiene che “non c’è crisi climatica” o che “gli eventi estremi sono ciclici” ignora la differenza tra variabilità naturale e trend forzato. Le fluttuazioni ci sono sempre state, ma oggi abbiamo forzanti antropiche (soprattutto CO₂) che spostano il basale e aumentano frequenza e intensità di ondate di calore, alluvioni lampo e siccità prolungate. I numeri — 53,2 Gt, +75% CO₂ dal 1990, top‑3 al 42,6% delle emissioni — non sono cicli millenari: sono scelte energetiche e politiche industriali degli ultimi decenni. Negarlo significa scaricare sui territori il costo degli impatti mentre rinviamo soluzioni già disponibili.

Diventa protagonista nel tuo Comune

I numeri sono chiari. Ora tocca a noi — e ai Comuni — trasformarli in azioni concrete.

Comuni: 5 passi semplici

  1. Guardare i tetti disponibili (scuole, municipio, palestre) e capire quanto consumano.
  2. Approvare una delibera che dica “Vogliamo la CER” e aprire alle adesioni di cittadini e imprese.
  3. Partire con un impianto pilota fotovoltaico con batterie su un edificio pubblico.
  4. Coinvolgere negozi, PMI e famiglie con regole chiare e tempi rapidi.
  5. Misurare e raccontare i risultati: energia condivisa, risparmi, CO₂ evitata.

Serve una guida esperta? Italy Carbon Free APS affianca i Comuni dall’idea al progetto, fino all’avvio della Comunità Energetica e al monitoraggio dei risultati.

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by sdm

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