All’Assemblea generale dell’ONU, Donald Trump ha riesumato il solito repertorio: il cambiamento climatico sarebbe “una truffa”, il Green Deal “ideologia”, fossili “buoni e puliti”. Un discorso smentito da dati e realtà—eppure, a margine, Giorgia Meloni ha dichiarato di condividere “molti passaggi” di Trump su migrazioni e clima, criticando l’“approccio ideologico” del Green Deal. È una genuflessione politica inaccettabile

I fatti (e i conti) smentiscono Trump
- Gli investimenti globali in energia pulita sono in aumento, nonostante le campagne contro il Green Deal.
- La gran parte delle nuove rinnovabili costa meno di gas e carbone; il solare è ormai sistematicamente più conveniente.
- Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato e i disastri climatici costano decine di miliardi.
Insomma: qui non è ideologia—sono numeri.
Cosa pensano i cittadini europei
L’ultimo Eurobarometro (giugno 2025) è chiarissimo: l’85% degli europei considera il clima un problema grave e il 77% ritiene che i costi dei danni superino gli investimenti della transizione. È la maggioranza del Paese reale che chiede politiche serie, non sconti ideologici.
Intanto, i nostri territori pagano il conto
Mentre si strizza l’occhio al negazionismo, l’Italia viene colpita a ripetizione: Como tra esondazioni e allagamenti; isola d’Elba con nubifragi e frane che isolano intere comunità; Sicilia flagellata da trombe d’aria e nubifragi; Lazio in allerta arancione, in Campania le isole Ischia, Procida e Capri. È l’elenco (incompleto) degli ultimi giorni, non un report decennale.
Il problema è anche “di casa nostra”
Da anni ce lo diciamo solo quando esplode l’ennesimo estremo meteorologico: abbiamo costruito sui letti dei fiumi, cementificato versanti instabili, progettato riforestazioni monospecifiche e coetanee poi rivelatesi più vulnerabili al vento. Troppo spesso i Piani di governo del territorio sono stati dettati dai bilanci comunali (oneri, varianti, “svendite” di suolo) più che dall’urbanistica. Le riforme fiscali che avrebbero dato ai Comuni strumenti e risorse per smettere di finanziare la spesa vendendo territorio si sono arenate; al contrario, deroghe e condoni hanno socializzato i danni e privatizzato i benefici. Il risultato? Città bloccate, scuole chiuse, aziende ferme, famiglie in difficoltà.
Se manca cultura estetica (ed etica) del paesaggio, servono bastone (tutela dura del suolo) e carota (risorse certe per prevenzione e adattamento) per fermare l’emorragia.
Un governo serio farebbe l’opposto di ciò che applaude a New York
Altro che allinearsi a Trump. Servono scelte nette, subito:
- Stop al consumo di suolo e ai condoni: pianificazione su basi idrogeologiche, non su entrate straordinarie.
- Adattamento locale finanziato e misurabile: invasi diffusi, rinaturazione degli alvei, manutenzione dei reticoli minori, warning meteo realmente utili ai sindaci.
- Riforestazioni “intelligenti”: boschi misti, disetanei e resilienti, non piantagioni fragili.
- Reti e resilienza energetica: accelerare su rinnovabili e storage dove già conviene (perché conviene), con investimenti in reti e flessibilità—non con nostalgia per carbone e trivelle.
- Spinta alle Comunità Energetiche: portano benefici economici diretti ai territori, riducono la vulnerabilità e tengono in loco il valore dell’energia.
- Fiscalità correttiva: meccanismi stabili che premino prevenzione e rigenerazione, non nuove colate.
Conclusione
“Condividere” la narrazione di Trump sul clima non è pragmatismo: è servilismo politico che scarica costi reali su famiglie, imprese e Comuni. I cittadini europei chiedono l’opposto: più azione climatica, più investimenti green, meno ideologia. Inginocchiarsi al negazionismo mentre Como, l’Elba, la Sicilia e il Lazio fanno la conta dei danni è un corto circuito morale e amministrativo. L’Italia ha bisogno di una strategia che protegga i territori e acceleri la transizione, non di inchini a chi nega l’evidenza.
By sdm
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